LIFE PERMUTATIONS
Michele Polga (tenor sax)
Gianluca Di Ienno (hammond, electronics, compositions)
Lorenzo Tucci (drums)
MITSUHIDE MUSIC / MU74 RECORDS (TO BE RELEASED)
A project that marks a new chapter: Gianluca Di Ienno presents his debut as a leader in a Hammond trio, a classic formation reimagined with a contemporary perspective. The compositions, crafted for modern mainstream jazz, blend tradition and innovation, highlighting the warm and enveloping sound of the Hammond organ. Joining him on this journey are two extraordinarily experienced musicians: Michele Polga on tenor saxophone, with his incisive and lyrical phrasing, and Lorenzo Tucci on drums, a master of groove and dynamics. The trio explores an original repertoire that nods to the past while speaking the language of the present, merging refined interplay with emotional intensity. A project that celebrates the essence of jazz, with its sights set on new sonic possibilities.
DBUS
Dbus, il viaggio del jazz contemporaneo nei reticoli della storia musicale del Novecento
Il solo fatto che dei musicisti delle ultime generazioni facciano nascere oggi, nell’era della musica liquida, della fine del disco e della fruizione tradizionale dell’opera musicale, un’etichetta discografica che produce CD è di per se encomiabile perché significa che i due “produttori”, Simona Parrinello e Gianluca Di Ienno, considerano la musica un fatto artistico e il suo ascolto non un semplice passatempo. Un pensiero, il loro, che presuppone un impegno serio, responsabile e una risposta decisa a chi pensa (e sono sempre di più) all’arte dei suoni come qualcosa che non necessita di studi e approfondimenti e sulla quale chiunque, anche il più sprovveduto degli ascoltatori, può discutere partendo dal presupposto del “mi piace”, “non mi piace”, toccando proprio la categoria del “gusto”, cioè quella che più di ogni altra richiede cultura, competenza, profondità di analisi e non va confusa con un epidermico ed edonistico piacere auditivo. In questo senso il disco diventa l’antidoto alle compilation casuali, il contenitore per opere compiute, da fruire nell’ordine e nella logica pensata da chi le ha realizzate, magari accompagnato da note informative, saggi critici, spiegazioni tecniche. Del resto questo album fa proprio parte di quelle produzioni artistiche che non si capiscono facilmente senza una vasta esperienza d’ascolto, sia jazzistica sia legata al mondo eurocolto, poiché si muove sul terreno del fragile equilibrio tra il mondo di Debussy (e dintorni) e quello del jazz. Una ricerca nata da una considerazione: se il mondo armonico e le sfuggenti atmosfere dell’impressionismo musicale europeo hanno rivestitonon poca importanza sui musicisti di jazz e americani in genere, per quale motivo non cercare un ulteriore modo di agganciare due modi di fare musica diversi, ma in cui il primo è stato sicuramente una fonte di ispirazione per il secondo? Partendo da questo dato di fatto, un pianista colto e raffinato come Gianluca Di Ienno ha messo a punto un programma articolato, basato fondamentalmente su proprie composizioni o arrangiamenti originali di pagine debussiane o americane, per realizzare un ampio affresco sonoro nel qualenon manca nemmeno l’apporto dei suoni elettronici contemporanei. Un progetto con cui si vogliono acquisire nel jazz gli elementi peculiari di un altro universo sonoro, trovando un collegamento personale (il “bus” del titolo, inteso come canale di connessione) con cui reinterpretarne i segnali e i simboli. Il risultato è una musica in cui si utilizzano il colorismo armonico e il modalismo per creare specifiche atmosfere, situazioni musicali particolari e una varietà timbrica cangiante e coinvolgente. La peculiarità della musica la si nota immediatamente in brani come Syrinx, scritto per flauto solo da Debussy nel 1913, con melodie cromatiche e un uso ampio dei registri dello strumento. Qui Di Ienno utilizza misurati effetti elettronici e usa il pianoforte in modo “liquido” quanto sobrio, lasciandoci immaginare un Edgar Varèse che guarda al maestro francese e riveste quella musica di una corona di suoni compatibile con lo spirito del pezzo. La stessa Morceau de Monk unisce la poco nota Morceau de Concours, composta per piano solo nel 1904 da un Debussy che guardava in parte al pianismo di fine Ottocento, al brano del titolo scritto da Di Ienno e ispirato a Thelonious Monk, il cui implacabile ritmo viene accentuato dalla presenza della batteria. Un Monk presente, a sprazzi, in altre parti del disco, come è presente la celebre Half The Fun, cioè la riscrittura di Lately portata da Billy Strayhorn come uno dei suoi tre contributi all’ellingtoniana Such Sweet Thunder del 1957 e dedicata ad Antonio e Cleopatra, dove l’arrangiamento presenta schizzi di colore orchestrale e mantiene il mood medio-orientale del pezzo, seppur scarnificato per evidenziare il legame con l’evanescenza armonica debussyana. Il magnifico Skyline ci svela un Di Ienno che costruisce un brano basato su un modulo ritmico e tematico presente in tutta l’esecuzione, e che nel suo modalismo evoca il Debussy più vicino alla lezione di Satie, certo un precursore di quel nuovo mondo armonico e melodico, senza perdere di vista l’improvvisazione jazzistica di stampo contemporaneo. In sostanza, si tratta di un percorso coerente e cangiante al tempo stesso, in cui si evidenziano le qualità di Gianluca Di Ienno, autore colto e raffinato quanto strumentista versatile, dal tocco articolato che definisce un linguaggio sobrio e contenutistico. Il gruppo con cui ha inciso la musica è trattato come un ensemble, si scompone in vari organici e presenta alcuni brillanti musicisti italiani delle ultime generazioni del jazz, portatori di quel vasto spettro stilistico necessario per realizzare la musica di un progetto interessante, lontano da tante proposte ripetitive e normalizzanti, in cui prevale un’idea musicale forte e singolare.
Maurizio Franco
Gianluca Di Ienno (composition, keys, electronics) / Roberto Pianca (guitars) / Andres Villani (flute, alto flute) / Michele Polga (tenor saxophone) / Andrea Andreoli (trombone) / Alessandro Rossi (drums)
Il condizionamento che l’impressionismo musicale – attraverso le composizioni di grandi come Ravel, Debussy, Ibert, Satie – ha esercitato sullo sviluppo di alcuni ambiti della musica afro-americana – ed in particolare quella di Bill Evans, Duke Ellington, Miles Davis, Bix Biderbeck, George Gershwin, George Shearing, Billy Strayhorn – è stato ampiamente oggetto di studio, prendendo in considerazione anche gli aspetti più specifici dal punto di vista del linguaggio, delle tecniche di composizione e quelle di orchestrazione. Il progetto dBus nasce dalla necessità di voler mettere in luce e rievocare gli elementi peculiari che possano rappresentare l’impressione in musica. L’acronimo D(e)Bus(sy) possiede in realtà un significato intrinseco più accattivante e ironico rispetto alla naturale abbreviazione, ed risulta in un certo senso essere indicativo dell’identità del progetto stesso: la volontà di ricerca di un canale di connessione personale (“bus”, canale di connessione, anglicismo entrato a far parte della nostra lingua, che indica i connettori che permettono lo scambio di informazioni tra periferiche e processori nei computer), atta a re-interpretare i segnali ed i simboli dell’impressionismo musicale e dell’idea che, più’ ad ampia scala, può esser attribuita alla figura di Debussy (“D”). Operare e pensare alla maniera di D. quindi, senza però cedere a facili tentazioni da “rielaborazioni da manuale”, ma con l’intento di cogliere il senso il vero senso delle tematica degli impressionisti in musica, mantenendo il messaggio di mistero o la forza descrittiva presenti nella letteratura musicale di tutti i compositori sopra menzionati. L’idea del progetto si può riassumere nella volontà di figurare la sensazione legata all’impressione del momento, attraverso l’utilizzo specifico di alcune timbriche, impressione rubata o sopraggiunta dopo una lunga attesa, percepita o un pazientemente costruita. Nello sviluppo dei brani originali si cercherà di utilizzare in parte il concetto della cosiddetta melodia infinita, in cui atonalità e musica modale convivono a favore di un’evoluzione tensiva della musica stessa, fatta di piccoli episodi melodici ed armonici in successione, abbandonando quasi completamente i riferimenti gravitazionali della tonalità.
INTO THE WILD WOODS

Simona Parrinello © Roberto Cifarelli
Simona Parrinello (voce, elettronica, composizioni)
Gianluca Di Ienno (piano, elettronica, composizioni)
MITSUHIDE MUSIC / MU74 RECORDS
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Danzare nella musica in un ascolto vivo, disponibile, libero e profondo. In un dialogo autentico, aperto al mistero e all’inaspettato. Un racconto dinamico ed evocativo. Un viaggio alla ricerca dell’essenza, in una dimensione poetica che porta con sé la tradizione vocale jazzistica, i colori del jazz europeo, si apre alla sperimentazione attraverso l’elettronica e accoglie influenze dalla musica classica contemporanea. L’espressività interpretativa si caratterizza per l’uso di un gioco chiaroscurale in cui dinamiche, pieni e vuoti, fluttuanti giochi ritmici, sono al centro di un linguaggio che privilegia un racconto intimo e introspettivo, estremamente intenso. Centrale è la celebrazione del forte rapporto fra composizione e poetica. Dagli haiku della tradizione giapponese, ai poemi di Maya Angelou, Emily Dickinson, Langston Hughes, fino ai poemi originali, la relazione fra Essere Umano e Natura, la consonanza poetica fra moti umani e Natura, sono strumento di un messaggio universale. Il percorso artistico condiviso da Simona Parrinello e Gianluca Di Ienno muove i suoi primi passi nel 2006. Dal 2014 le esperienze maturate, l’affinità artistica e la continua ricerca di una propria identità sonora delineano un suono che nel tempo sta prendendo sempre maggior consapevolezza e consistenza. Oltre gli importanti festival Bergamo Jazz 2024, Tones Of Stones 2024, Jazz a Villa Durio e Atelier Musicale Milano, il duo avuto modo di esibirsi in diverse rassegne e concerti in club di Den Haag (Casa Bruti), Bremen (Studio Nord Session for Dot Time Records), Gent, Antwerp (Caffè Hopper), Leiden (Sijthoff), Hamburg (Trueberg Pianos).
Questo concerto porta dunque il pubblico a contatto con un linguaggio moderno, del tutto contemporaneo, nel quale si trascende la classica impostazione del duo tra voce e pianoforte per guidare la musica lungo percorsi espressivi meno confortevoli, ma certo più vicini a un modo di fare musica legato alla ricerca di un autentico e imprevedibile interplay | Maurizio Franco | Atelier Musicale XXVIII
Dancing within the music in a vivid, open, free, and profound listening experience. In an authentic dialogue, open to mystery and the unexpected. A dynamic and evocative narrative. A journey in search of essence, within a poetic dimension that carries the tradition of jazz vocals, the colors of European jazz, embraces experimentation through electronics, and welcomes influences from contemporary classical music. The interpretative expressiveness is characterized by a chiaroscuro play, where dynamics, fullness and emptiness, floating rhythmic games, are at the core of a language that favors an intimate and introspective storytelling, extremely intense. Central to this vision is the celebration of the strong relationship between composition and poetics. From the haikus of the Japanese tradition to the poems of Maya Angelou, Emily Dickinson, Langston Hughes, up to original poems, the relationship between Human Being and Nature, the poetic resonance between human emotions and Nature, become the vehicle of a universal message. The artistic journey shared by Simona Parrinello and Gianluca Di Ienno took its first steps in 2006. Since 2014, the experiences gained, the artistic affinity, and the continuous search for their own sonic identity have shaped a sound that, over time, is growing in awareness and consistency. Over the past year, the duo has performed in Bergamo Jazz Festival, Tones Of Stones, Villa Durio for Novara Jazz, Atelier Musicale Milano, and several places and venues in Den Haag, Bremen, Ghent, Brussels, Antwerp, Leiden, Hamburg.
This concert thus brings the audience into contact with a modern, entirely contemporary language, in which the classical setting of the duo between voice and piano is transcended, leading the music along expressive paths that are less comfortable but certainly closer to a way of making music linked to the search for an authentic and unpredictable interplay | Maurizio Franco | Atelier Musicale XXVIII
KDNZA13
Gianluca Di Ienno (synthesizers, electronics, compositions)
Thomas Galliano (drums)
MITSUHIDE MUSIC / MU74 RECORDS
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KDNZA13 est le fruit d’un dialogue entre deux mondes : l’intensité vibrante du 13ème arrondissement de Paris et l’élégance dynamique du Milan de 2024. D’un côté, les rues du 13ème, où le street art transforme chaque coin en une histoire visuelle, un manifeste d’énergie urbaine en perpétuel mouvement. De l’autre, Milan, où la mode et le design évoluent comme des rythmes impeccables, apportant forme et style à chaque geste. La batterie de Thomas Galliano résonne comme un rythme métropolitain, un écho des graffitis et des passages piétons animés, tandis que les synthétiseurs de Gianluca Di Ienno tracent des lignes essentielles et dynamiques, qui se déplacent comme des tags sur un mur invisible. Ensemble, ils créent une musique qui ne se contente pas de raconter, mais qui vit le souffle des villes : immédiate, magnétique, en constante évolution. Chaque morceau est un croisement d’énergies opposées : Paris, avec son chaos créatif et ses couleurs qui explosent, et Milan, avec son style inimitable, sa capacité à transformer n’importe quelle idée en tendance.
STONE OF AWARENESS
Gianluca Di Ienno (piano)
Gabriele Evangelista (contrabbasso)
Nicola Angelucci (batteria)
MITSUHIDE MUSIC / MU74 RECORDS
Progetto del pianista e compositore Gianluca Di Ienno. Il trio ha già avuto modo di esibirsi in importanti rassegne tra cui Jazz-Mi 2018, Jazz in Bess 2019 e la rassegna del Milestone Jazz Club di Piacenza. Il trio esordisce con un concerto energico ed incisivo a cui è seguita una positivissima recensione pubblicata sulla testata locale piacentina “ l Gazzettino”. La formazione, che vede Gianluca Di Ienno al pianoforte ed elettronica, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Nicola Angelucci alla batteria, presenterà nuove composizioni ed arrangiamenti appositamente realizzate per l’organico. L’incontro dei tre musicisti, dalle esperienze e dall’estrazione non-simili, nasce dalla volontà di convogliare nel bacino dell’interplay e dell’improvvisazione, parte della propria storia e del proprio modus. Tre interpreti e “viaggiatori” che intendono integrare le composizioni originali con l’inaspettato tipico del processo creativo estemporaneo, collettivo o individuale, raccontandosi e descrivendosi.
GLIDERS

Fulvio Sigurtà (tromba, flicorno)
Gianluca Di Ienno (pianoforte, toy piano, composizioni)
Giulio Corini (contrabbasso)
Alessandro Rossi (batteria)
ABEAT RECORDS
Ensemble nata nel 2016 da un’idea di Gianluca Di Ienno, compositore e musicista della scena jazz italiana apprezzato anche in ambito internazionale. La formazione, la cui sezione ritmica è composta da Gianluca Di Ienno al pianoforte, Giulio Corini al contrabbasso e Alessandro Rossi alla batteria, vanta l’importante presenza del trombettista e flicornista Fulvio Sigurtà, musicista apprezzato e riconosciuto in tutta Europa. Docente di tromba ai seminari di Siena Jazz e presso il Conservatorio di Rovigo, residente a Londra da oltre dieci anni, Sigurtà ha all’attivo diverse collaborazioni e tour di valenza internazionale, oltre le diverse incisioni come leader per l’etichetta Cam Jazz. Il quartetto ha all’attivo l’incisione del suo primo lavoro discografico, intitolato “Gliders”, e propone una serie di composizioni originali di Di Ienno, già presentate in diverse rassegne quali Jazz In Bess (Lugano), Biella Jazz Club, Varese Jazz Club, la rassegna “Musica di Mezzanotte” presso il Teatro “G. Rossetti” di Vasto (CH), e in altri piccoli club a Torino, Venezia e Milano. Nel 2017 il quartetto è stato invitato ad esibirsi al Bergamo Jazz Festival 2017 dall’importante direzione artistica formata da Dave Douglas e Tino Tracanna. Parallelamente al progetto in quartetto, Gianluca Di Ienno e Fulvio Sigurtà hanno intrapreso un percorso di ricerca in duo, più introspettivo e sperimentale, che ha, quale risultato timbrico, una mistura di acustico, elettrico ed elettronico, e prende spunto da proprie composizioni ed alcune estemporanee.